5 febbraio 1992 - 2022

Sono trascorsi trent’anni dalla promulgazione della Legge 91/1992 per disciplinare l’acquisizione della cittadinanza. Da allora l’Italia ha attraversato innumerevoli cambiamenti e profonde trasformazioni; la società è diventata più variegata, con cittadini provenienti da ogni parte del mondo. Se la legge è stata emanata per rimuovere ogni possibile discriminazione tra i cittadini nati nel territorio nazionali discendenti di quanti invece avevano scelto di emigrare, oggi è la stessa legge a negare i diritti e discriminare chi nasce e/o cresce.

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Presidenti della Repubblica
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Presidenti del consiglio
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vite sospese, in attesa di una riforma

Dal 5 febbraio 1992 sono passate 9 legislature, 13 Presidenti del Consiglio (20 formazioni di governo), 5 Presidenti della Repubblica. Da meno di 300 mila italiani naturalizzati nel 2001 siamo arrivati a oltre 1,5 milioni di cittadini di origine straniera in attesa di una riforma. Di questi oggi sarebbero potenzialmente oltre 860 mila gli stranieri residenti nel Paese ad aver diritto di accesso alla cittadinanza italiana se questa fosse estesa, con efficacia retroattiva, a tutti i nati sul territorio nazionale, nel 95% dei casi bambini e ragazzi con meno di 18 anni. I nuovi dati elaborati dal centro studi IDOS fotografano una situazione in cui  la legge è totalmente anacronistica.

Partecipa alla challenge #ècambiatoQUASItutto

Vogliamo maggiore concretezza dalle Istituzioni. Basta promesse disattese, impegni soltanto verbali e giochi politici. Chiediamo che prendano atto del fatto che il piano giuridico deve rispecchiare la società reale.

Insieme possiamo chiedere all’onorevole Giuseppe Brescia, alla commissione affari costituzionali, ai capigruppo e a tutti i rappresentanti eletti un impegno serio di fronte a tutti i cittadini. Ora è il momento di fare pressione anche online.

Per sensibilizzare i vostri followers sul tema, vi invitiamo a condividere sui vostri profili un post/una storia seguendo questi modelli con due foto che ritraggano voi o i vostri genitori 30 anni fa (nel 1992) e oggi (2022), sottolineando il cambiamento sociale avvenuto negli ultimi 30 anni, mentre nessun passo avanti è stato fatto sull’attuale legge.
Usa i nostri modelli per ottenere questo effetto

 

Ricordati di taggare @dallapartegiustadellastoria su Instagram e Facebook, @Cittadinanza_21 su Twitter e gli l’hashtag #ècambiatoQUASItutto #Italiadimmidisi e #30annidicittadinanza per partecipare alla challenge

Oltre alla challenge sui social vorresti rivolgerti direttamente alla Commissione Affari Costituzionali? Invia una mail ai membri della Commissione!

OGGETTO EMAIL: SANARE UNA FRATTURA LUNGA TRENT’ANNI

TESTO:
Nell’auspicare un intervento del legislatore, è necessario prefigurare quale dovrebbe essere il contenuto minimo che una nuova normativa dovrebbe avere. Se è indubbiamente indispensabile l’approvazione rapida di una nuova legge, infatti, è ugualmente vero che non è sufficiente una legge qualsiasi. Ogni scelta sulle modalità di acquisto della cittadinanza ha una precisa dimensione politica. Da questo punto di vista, è necessario che la nuova normativa sia fondata su criteri e procedure radicalmente lontani da quelle attuali.
È indispensabile:
A) Riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce sul territorio italiano, senza che debba aspettare il compimento del diciottesimo anno.
B) Prevedere una modalità di acquisto specifica per chi, pur non nascendo in Italia, si formi nel nostro paese. Il cosiddetto ius soli, infatti, anche se disegnato nella misura più accessibile possibile, non può essere l’unico criterio di acquisto della cittadinanza ma deve essere accompagnato da canali di riconoscimento specifici anche per chi è nato altrove, nell’ambito di criteri che premino la mera permanenza continuativa in Italia.
C) Introdurre criteri che incentivino l’accesso alla cittadinanza per gli/le adultə che vivono stabilmente in Italia. Non è tollerabile, infatti, che sia richiesto un periodo così lungo di residenza anagrafica e che siano escluse le persone prive di un reddito adeguato.
D) Prevedere che il percorso giuridico verso la cittadinanza sia configurato, per tutte le ipotesi, come un diritto soggettivo e non come interesse legittimo, con tutte le garanzie ad esso associate. Inoltre, i 24 mesi, prorogabili a 36, a disposizione della pubblica amministrazione per l’analisi delle domande di cittadinanza per matrimonio e per naturalizzazione rappresentano un’enormità. È necessario ridurre considerevolmente tale termine e introdurre il criterio del silenzio-assenso per prevenire i diffusi ritardi dell’amministrazione. La semplificazione dei criteri e delle procedure alleggerirebbe anche gli oneri a carico delle pubbliche amministrazioni interessate dalle procedure di valutazione delle domande.

ALLEGATO

DESTINATARI:

Presidente BRESCIA Giuseppe BRESCIA_G@CAMERA.IT
Vicepresidente RACITI Fausto RACITI_F@CAMERA.IT
Vicepresidente CALABRIA Annagrazia CALABRIA_A@CAMERA.IT

Legge 91/92, legge sulla cittadinanza, dalla parte giusta della storia, ius soli, ius cultura, cittadinanza

#ItaliaDIMMIdiSì

Lunedì 14 febbraio alle ore 11.30, per San Valentino, saremo in piazza Santi Apostoli a Roma con un flash mob romantico per fare una proposta seria all’Italia

 

Chiediamo alla Commissioni Affari Costituzionali e al Parlamento di approvare subito un testo di riforma e liberare finalmente la nostra storia d’amore con l’Italia.

 

Sono già passati 30 anni dall’approvazione della legge sulla cittadinanza, nel frattempo #ècambiatoQUASItutto, ma la legge sulla cittadinanza NO.

 

Se anche tu vuoi stare Dalla Parte Giusta della Storia bisogna riconoscere più di milione di Italiani senza cittadinanza, persone nate e/o cresciute qui, vieni con noi al flash mob e porta con te una dichiarazione d’amore per chiedere insieme a noi: #italiaDIMMIdiSì alla Riforma per la Cittadinanza.